La vita come produzione tecnologica Le ricerche in campo biologico e medico sono sempre più orientate in quelle direzioni che garantiscono ritorni economici e successi commerciali da parte delle grandi aziende farmaceutiche e alimentari multinazionali, che investono ingenti capitali tenendo conto in primo luogo del "mercato". Di qui gli enormi progressi in fatto di ingegneria genetica, fecondazione assistita e biotecnologie che sono settori in cui l'offerta industriale interpreta e amplifica la domanda. Scrive un medico: "La civiltà della tecnica, che considera il progresso tecnologico come un arricchimento inevitabile, costruisce anche un'etica tecnologica che identifica il lecito con tutto ciò che la scienza rende possibile. Affascinata dai mezzi che ha a disposizione, l'umanità rischia di perdere di vista i fini; e così ciò che ha valore finisce per essere non più la vita in sé, ma la capacità che l'uomo ha di agire su di essa in maniera autonoma. La vita appare totalmente disponibile di fronte all'homo technologicus e le nuove tecniche riproduttive consentono oggi la possibilità che la vita nascente non possa più essere frutto di una relazione, ma diventi una sorta di prodotto; la procreazione non è più frutto di un'attitudine originaria di ogni uomo e di ogni donna, ma di un sapere specialistico riservato a pochi; il concepimento diventa opera di specialisti (...). L'originaria indivisibile unità fra l'universo maschile e quello femminile non è più necessaria; nei confronti della nascita si verifica pertanto una svolta antropologica, nel senso di una sconfitta della relazione, della dualità(...). Ma se non si può vivere che in relazione, si può nascere nella solitudine?" (G. A. Dei Tos, Il valore della vita nella cultura attuale, in Credere Oggi, 42, 1987, pp. 9-10). Ora il problema di fondo della bioetica, nei vari settori della sua applicazione è proprio questo: come rendere lo sviluppo della tecnica rispettoso del valore primario e intangibile della vita, come orientare la ricerca verso il bene degli uomini piuttosto che verso i profitti delle aziende, come ridurre il potenziale di violenza sul creato, sull'ambiente, gli animali e le persone che la tecnologia oggi possiede? |