L’ESPERIMENTO

Qui è riportata la lettera con la quale Joule scriveva al Philosophical Magazine annunciando il suo esperimento e la sua scoperta.Lettera di Joule

L'ESPERIMENTO DI  JOULE
 
 
Una lettera agli editori del "Philosophical magazine"  (1845).
Le misure inglesi verranno tradotte in valori coerenti con il S.I.,
racchiusi in parentesi quadre.
 
La parte principale di questa lettera fu portata a conoscenza della British
Association nel suo ultimo incontro a Cambridge.
 
“Avevo finora esitato a dare quest'ultima pubblicazione, non perchè dubitassi
in qualche misura delle conclusioni alle quali ero arrivato, ma per dare
maggior precisione all'esperimento.
Non potendo, comunque, proprio adesso perdere il tempo per eseguire questo
progetto essendo ed al tempo stesso molto ansioso di convincere il mondo
scientifico della veridicità della posizione che ho assunto, penso che mi
farete il favore di pubblicare questa lettera nella vostra eccellente
rivista.
L'apparato esibito davanti alla Associazione consiste in una ruota a palette
d'ottone che lavorano orizzontalmente in un recipiente pieno d'acqua.
Il movimento può essere trasmesso a queste palette da un sistema di pesi,
pulegge, etc. , proprio come descritto in una precedente lettera.
Le palette si muovono con grande resistenza in un recipiente contenente
acqua, cosicchè i pesi, ognuno di quattro libbre [1,814368 Kg] scendono alla
bassa velocità di circa un piede al secondo [0,305 m/sec.]. L'altezza delle
pulegge da terra è di dodici  yarde [0,9144 m].
Quando i pesi  hanno percorso tutta la distanza, devono essere riportati in
alto per far muovere di nuovo le palette . Dopo aver ripetuto queste
operazioni sedici volte, l'aumento di temperatura dell'acqua può essere
determinato mediante un termometro sensibile ed accurato.
E' stata eseguita una serie di nove esperimenti in questa maniera, e nove
esperimenti furono fatti in modo da eliminare il riscaldamento od il
raffreddamento dovuti all'atmosfera.
Dopo aver ridotto il risultato alla capacità termica di una libbra d'acqua
[453 ,592 g], sembrava che per ogni grado di temperatura creato dall'attrito 
dell'acqua fosse stata spesa una potenza meccanica  equivalente a quella che 
può sollevare 890 libbre [403,69688Kg] all'altezza di un piede [30,48cm].
L'equivalente che ho già dedotto è:
- Il primo di 823 libbre [373,3 Kg] da un esperimento elettromagnetico;
- il secondo di 795 libbre [360,6 Kg] dedotto dal raffreddamento dovuto alla
rarefazione dell'aria;
- il terzo di 774 libbre [351,1 Kg] dedotto da esperimenti (finora non
pubblicati) sul movimento dell'acqua attraverso strette tubature.
Poiché quest'ultima serie è simile a quella con la ruota a palette, possiamo
 prendere la media di 774 e 890, ovvero 832 libbre [377,4Kg] come equivalente
 derivante dall'attrito dell'acqua.
In questi esperimenti, dove uno quasi mai realizza più di mezzo grado di calore,
 difficilmente si può attendere un accordo reciproco dei risultati superiore a quello sopra evidenziato. 
Posso concludere che l'esistenza di una relazione equivalente tra il calore e le forme 
ordinarie di potenza meccanica, è provata; e assumo il valore di 817 libbre [870,6 Kg], 
la media dei risultati delle tre distinti classi di esperimenti, come  equivalente fino 
a quando non vengano fatti altri esperimenti più accurati.
Uno qualunque dei vostri lettori  che ha la fortuna di vivere nei romantici scenari 
del Galles o della Scozia potrebbe, non ne dubito, confermare i miei esperimenti testando
 la temperatura dell'acqua alla cima e al fondo di una cascata .
Se le mie ipotesi sono esatte, una caduta di 817 piedi [249 m], di sicuro
genererà un grado di calore e la temperatura del fiume Niagara  si innalzerà di circa 
un quinto di grado per la sua caduta di 160 piedi [48,76 m].
Ammessa l'esattezza dell'equivalente che vi ho nominato, è evidente che la vis viva  delle particelle
 di una libbra d'acqua [458,592 g] ad esempio a 51° è uguale alla vis viva posseduta da una libbra 
d'acqua a  50° più la vis viva che verrebbe acquistata da un peso di 817 libbre [370,6 Kg] 
dopo essere caduto perpendicolarmente dall'altezza di un piede.
Assumendo che l'espansione di fluidi elastici a seguito della riduzione di pressione è dovuto alla forza
 centrifuga di rotazione delle atmosfere rotanti di elettricità, possiamo facilmente stimare la quantità
 assoluta di calore nella materia.
Poichè in un fluido elastico la pressione sarà proporzionale al quadrato della velocità di rotazione 
delle atmosfere; e la vis viva delle atmosfere sarà pure proporzionale al quadrato della loro velocità, 
ne consegue che la pressione è proporzionale alla vis viva.
Ora, il rapporto della pressione di fluidi elastici alla temperatura di 32° e 33° è di 480: 481,
 di conseguenza lo zero della temperatura deve essere 480° sotto il punto di congelamento dell'acqua.
Vediamo allora che c'è  un enorme quantità di vis viva nella materia.
Una singola libbra d'acqua a 60°  deve possedere 480°+28°=508° di calore, 
in altre parole, deve possedere una vis viva uguale a quella acquisita da un peso di 415036 libbre [118'250,1 Kg] 
dopo la caduta perpendicolare di un piede.
La velocità con cui le atmosfere di elettricità devono ruotare per prendere questa enorme
 quantità di vis viva deve essere, di certo, prodigiosa e probabilmente uguale a quella della luce 
nello spazio planetario od a quella di una scarica elettrica come determinato dall'esperimento di Wheatstone.
In accordo con l'impegno preso con la Royal Society alcuni anni fa, ho adesso l'onore di presentarle
 l'apparato sperimentale con i risultati degli esperimenti fatti allo scopo di determinare l'equivalente
 meccanico del calore con esattezza.
Ho cominciato con un piccolo schema sul progresso della dottrina meccanica sforzandomi di limitarmi,
 per amore di concisione, alle informazioni di queste ricerche che sono strettamente legate al  soggetto.
Non sono perciò in grado di rivedere il valido lavoro del sig. Forbes e di
altri illustri uomini le cui ricerche sul calore raggiante e altri soggetti
non sono propriamente inerenti allo scopo della  presente memoria.
Per molto tempo è stata favorita l'ipotesi che il calore consistesse in "una
forza o potenza appartenente ai corpi" ma fu concesso al Conte di Rumford 
fare i primi esperimenti a favore di questa opinione.
Questo giustamente celebrato filosofo della natura dimostrò, con i suoi
ingegnosi esperimenti, che la grandissima quantità di calore eccitato dalla alesatura
 dei cannoni non può essere attribuito a un cambiamento che si produce nella capacità 
calorifica del metallo, ed egli perciò concluse che il moto della fresa veniva comunicato
 alle particelle del metallo producendo così il fenomeno del calore:
"mi è parso" ricorda "estremamente difficile, se non quasi impossibile farmi una precisa idea 
di qualcosa, capace di essere eccitato e comunicato, nel modo con il quale il calore veniva eccitato
 e comunicato in questi esperimenti, se non ammettendo che questo sia moto.".
Una delle più importanti parti del trattato del Conte di Rumford, 
anche se ad esso è stata fino ad ora dedicata scarsa attenzione, è quella in cui egli fa una stima 
della quantità di forza meccanica richiesta per produrre una certa quantità di calore: 
riferendosi al suo terzo esperimento, egli ricorda che la quantità totale di acqua che, 
alla temperatura del ghiaccio, con il calore generato dall'attrito o accumulato in 2h 30m, 
avrebbe potuto essere scaldata di 180°, ovvero, portata ad ebollizione, è uguale a 26,58 libbre [12,056 Kg]. 
Nella pagina seguente egli stabilisce che "il congegno  usato nell'esperimento potrebbe essere facilmente 
fatto ruotare dalla forza di un cavallo (sebbene per rendere meno faticoso il lavoro, erano stati
effettivamente impiegati due cavalli per farlo)."
Ora la potenza di un cavallo è stimata da Watt pari a 30'000 piedi-libbra al minuto [748 W/min.], 
e perciò se impiegata per 2 ore e 30 minuti ammonterà a 4'950'000 piedi-libbra [112'220 W], 
che secondo l'esperimento del Conte di Rumford, sarà equivalente a 26,58 libbre d'acqua scaldata di 180°.
Quindi il calore necessario per scaldare una libbra d'acqua sarà equivalente alla forza rappresentata da 1'034 piedi-libbra.
 Questo risultato non è molto diverso da quello che io ho dedotto dai miei stessi esperimenti descritti in
questa lettera, ovvero 772  piedi-libbra; e deve essere osservato che
l'eccesso dell'equivalente del Conte di Rumford è tale che avrebbe  potuto
essere previsto dalla circostanza che lui stesso ricorda, che "non si fece
alcuna stima del calore accumulato nella scatola di legno, ne di quello
disperso durante l'esperimento".
Verso la fine del secolo scorso Sir. Humphry Davy spedì una lettera al West
Country Contributions del Dr. Beddoes, intitolata " Ricerche sul calore,
sulla luce, sulla respirazione. " nella quale diede un’ampia conferma della
teoria del Conte di Rumford. Sfregando due pezzi di ghiaccio l'uno contro
l'altro, nel vuoto di una pompa ad aria,  una parte di essi si era fusa
benchè la temperatura del recipiente fosse tenuta sotto il punto di
congelamento.
Questo esperimento fu il più decisivo in favore della dottrina
dell'immaterialità del calore, in quanto che la capacità termica del
ghiaccio per il calore è molto minore di quella dell'acqua.
Fu perciò con buone ragioni, che Davy dedusse la conclusione che "la causa
immediata del fenomeno del calore è il moto e che le leggi della sua
comunicazione sono precisamente le stesse che regolano la comunicazione del
moto".
Le ricerche di Dulong sul calore specifico dei fluidi elastici furono
concluse dal notevole fatto che  "uguali volumi di tutti i fluidi elastici,
presi alla stessa temperatura, e alla stessa pressione, vengono compressi o
espansi bruscamente per una stessa frazione del loro volume, rilasciano o
assorbono la stessa quantità  assoluta di calore". Questa legge è della
massima importanza, negli sviluppi della teoria del calore, in quanto essa
prova che l'effetto calorifico è, a certe condizioni, proporzionale alla
forza impiegata.
Nel 1843 il Dr. Faraday dimostrò “l'identità delle forze chimiche ed
elettriche. "Questa legge, assieme ad altre successivamente scoperte da
questi grandi scienziati, che mostrano  le relazioni che sussistono tra il
magnetismo, l'elettricità, e la luce, gli hanno permesso di avanzare l'idea
che i così detti corpi imponderabili sono soltanto manifestazioni di
differenti forme di forze. Il sig. Groove e il sig. Mayer  hanno inoltre
dato il loro forte sostegno  a simili pareri. I miei esperimenti riguardanti
questo soggetto furono eseguiti nel 1840, anno in cui comunicai alla Royal
Society la mia scoperta della legge che riguarda lo sviluppo di calore
dall'eletricità voltaica, una legge da cui furono tratte immediatamente le
conclusioni seguenti:
- primo, che il calore sviluppato da una qualsiasi coppia voltaica è
proporzionale, a parità di ogni altra condizione, alla sua intensità o forza
elettromotrice;
- secondo, che il calore sviluppato dalla combustione di un corpo è
proporzionale al valore della sua affinità per l'ossigeno.
Io perciò riuscii a stabilire una relazione tra calore ed affinità chimica.
Nel 1843 mostrai che il calore sviluppato dalla magneto-elettricità è
proporzionale alla forza assorbita; e che la forza di un motore
elettromagnetico è derivata dalla forza dell'affinità chimica nella batteria,
una forza che altrimenti sarebbe stata sviluppata sotto forma di calore: da
questi fatti mi sono sentito giustificato nell'annunciare "che la quantità di
calore capace di innalzare la temperatura di una libbra d'acqua di un grado
della scala Fahrenheit è uguale a, e può essere convertito in, una forza
meccanica capace di alzare 838 libbre [380,1 Kg] sulla perpendicolare per
l'altezza di un piede [30,48 cm]".
In una pagina seguente, letta in precedenza alla Royal Society nel 1844,
cercavo di mostrare che il calore assorbito e sviluppato dalla rarefazione e
dalla condensazione dell'aria è proporzionale alla forza sviluppata  e
assorbita in queste operazione. La relazione quantitativa tra calore e forza,
dedotta da questi esperimenti, è quasi identica a quella derivata dagli
esperimenti del sig. Seguin sulla dilatazione del vapore.
Dalla spiegazione data dal Conte di Rumford del calore derivato dall'attrito
fra solidi, si potrebbe anticipare, come ovvio, che lo sviluppo di calore
può inoltre essere determinato dall'attrito fra corpi liquidi e gassosi.
Inoltre c'erano molti fatti, come, per esempio, il calore del mare dopo
qualche giorno di tempo tempestoso, che erano stati da lungo tempo
attribuiti all'attrito dei fluidi. Tuttavia il mondo scientifico,
preoccupato dalla teoria che il calore fosse una sostanza, e seguendo le
deduzioni fatte da Pictet sulla base di  esperimenti non sufficientemente
accurati, ha quasi unanimemente negato la possibilità di generare il calore
in quel modo. Per quanto ne so, la prima menzione di esperimenti nei quali
lo sviluppo di calore dall'attrito di fluidi viene affermato, fu nel 1842 a
opera del sig. Mayer, che stabilisce di aver aumentato la temperatura
dell'acqua da 12°C a 13°C mediante agitazione senza però indicare la
quantità di forza lavoro impiegata, o  le precauzioni  prese per assicurare
un corretto risultato.
Nel 1843 ho annunciato il fatto che "calore è sviluppato in un passaggio
d'acqua in strette tubature", e che ogni grado di calore per libbra d'acqua
richiedeva per essere sviluppato in tal modo una forza  [lavoro] meccanica
rappresentata da 770 libbre-piede [1'044,12 J]. Successivamente, nel 1845 e
nel 1847, ho impiegato una ruota a palette per produrre l'attrito del fluido,
ed ho ottenuto gli equivalenti di 781,5  ,  782,1  e 787,6  ,rispettivamente
per l'agitazione dell'acqua, dell'olio di balena e del mercurio. Risultati
così strettamente coincidenti  fra loro, e con quelli ottenuti
precedentemente dagli esperimenti con fluidi elastici e con la macchina
elettromagnetica, non lasciano dubbi nella mia mente riguardo all'esistenza
di una relazione di equivalenza tra la forza [lavoro] e il calore. Ma mi
sembra ancora di  maggiore importanza ottenere la relazione con accuratezza
ancora maggiore. Questo è quello che ho tentato di fare nella presente
memoria.
 
N.B.: Bisogna tenere presente che in quell'epoca con il termine forza si
indicavano sia la forza espressa in pound [forza peso ora espressa in
Newton], sia ciò che oggi denominiamo lavoro cioè  pound per foot [la cui
attuale unità di misura è il Joule].
 
DESCRIZIONE DELL'APPARATO
 
I termometri impiegati hanno i loro tubi calibrati e graduati in accordo con
il metodo in precedenza indicato dal sig. Regnault. Due di questi, chiamati
A e B, sono stati costruiti dal sig. Dancer di Manchester; il terzo,
indicato con C, fu realizzato dal sig. Faster di Parigi.
La graduazione di questi strumenti è così corretta, che quando li si compera,
le loro indicazioni coincidono entro circa 1/100 di grado Fahrenheit.
Possiedo inoltre un altro strumento preciso costruito dal sig. Dancer la cui
scala abbraccia sia il punto di congelamento che quello di ebollizione. Il
secondo punto di questo termometro standard è stato ottenuto, nel modo
usuale, immergendo il bulbo e lo stelo nel vapore derivante da una
considerevole quantità di acqua distillata in rapida ebollizione. Durante la
prova il barometro era a 29,45 pollici, e la temperatura dell'aria era di
50°F, così il punto osservato richiedeva una minima correzione per ridurlo a
0,760m e 0°C, la pressione usata in Francia, e credo in generale anche nel
continente per determinare il punto di ebollizione, e che è stata usata da
me a motivo dell’elevato numero di accurate ricerche termometriche che sono
state imposte su tale base. I valori della scala dei termometri A e B sono
stati accertati tramite immersione di questi con il termometro standard in
grandi volumi di acqua tenuti costantemente a varie temperature.
Il valore della scala del termometro C fu determinato tramite comparazione
con il termometro A. Si trovò così che il numero di divisioni corrispondenti
ad 1°F nei termometri A, B e C erano rispettivamente  12,95 , 9,829 e 1,647.
E poichè la  pratica costante mi aveva permesso di leggere ad occhio nudo
fino ad 1/20 di divisione, ne conseguiva che si poteva distinguere la
temperatura di 1/200 di grado Fahrenheit.
La fig. 1 rappresenta un piano verticale e la fig. 2 un piano orizzontale
dell'apparato impiegato per produrre l'attrito dell'acqua, consistente in
una ruota a palette d'ottone fornite di otto braccetti rotanti, a, a & c,
operanti tra quattro serie di vani fissi b, b & c, fissati ad una
intelaiatura anche questa in lamierino d'ottone. L'asse d'ottone della ruota
a palette opera liberamente, ma senza oscillare, sui suoi cuscinetti c, c ed
in d è diviso in due parti dall'interposizione di un pezzo di legno, così da
evitare il passaggio di calore in quella direzione.
La fig. 3 rappresenta l'involucro  esterno in rame, nel quale l'apparato
rotante è fissato; esso ha un coperchio di rame, la cui flangia, fornita di
un sottilissimo anello di pelle fissato con biacca, può essere avvitato
perfettamente in modo ermetico alla flangia del vaso di rame. Nel coperchio
ci sono due buchi, a, b, il primo affinché l'asse ruoti liberamente senza
contatto, il secondo per l'inserimento del termometro.
La fig.4 è una visione in prospettiva dell'apparecchiatura usata per mettere
in moto l'apparato sopra descritto; a a sono pulegge di legno, di diametro
pari ad 1 piede e di spessore pari a 2 pollici, aventi rotelle di legno,
bb, bb, di 2 pollici di diametro, e assi d' acciaio, cc, cc, di un quarto di
pollice di diametro. Le pulegge sono state messe a punto perfettamente
allineate. I loro assi sono supportati da ruote d' ottone a frizione dddd,
dddd, gli assi d'acciaio di ognuna delle quali lavorano in fori fatti a
trapano nelle placche d'ottone fissate a una struttura in legno molto
robusta fissata saldamente alle pareti del laboratorio. I pesi di piombo e,
e, che in alcuni dei seguenti esperimenti pesavano circa 29 libbre [13,2 Kg]
e in altri 10 libbre [4,5 Kg] al pezzo, erano sospesi tramite corde alle
rotelle bb,bb; e una duplice corda attaccata alle pulegge aa, collegava
questi pesi con la rotella centrale f, la quale, tramite un perno, poteva
essere facilmente attaccata a, o rimossa dall'asse dell'apparato che serve
a generare l'attrito. Il supporto di legno g, sopra il quale è appoggiato
l'apparato, è stato perforato da un numero di fessure trasversali, tagliate
in modo tale che solo pochi punti del legno sono a contatto col metallo,
mentre l'aria è libera di accedere quasi ad ogni sua parte. In questo modo
la trasmissione del calore dal piedistallo alla sostanza veniva evitato. Un
grande schermo di legno (non rappresentato dalla figura) ovvia completamente
agli effetti del calore raggiante proveniente dal corpo degli sperimentatori.
La procedura sperimentale era semplicemente la seguente: dopo aver rilevato
la temperatura dell'apparato d'attrito e dopo aver avvolti i pesi con
l'assistenza del cavalletto h, la rotella è fissata di nuovo all'asse. Dopo
aver determinato la precisa altezza dei pesi da terra tramite una stecca di
legno graduata k,k, la ruota fu posta in libertà e le fu permesso di ruotare
fino a che i pesi giungessero al pavimento del laboratorio, dopo aver
compiuto una caduta di circa 63 pollici.
La rotella fu quindi tolta dal supporto, i pesi avvolti di nuovo e l'attrito
rinnovato. Dopo che ciò fu ripetuto 20 volte, l'esperimento fu concluso con
un'altra osservazione della temperatura dell'apparato.
La temperatura media del laboratorio fu determinata tramite osservazioni
eseguite all'inizio, a metà, e alla fine di ogni esperimento.
Precedentemente a, o immediatamente dopo ciascun esperimento, ho fatto una
prova degli effetti di irraggiamento e conduzione a o dall'atmosfera,
nell'abbassare o nell'aumentare la temperatura dell'apparato di attrito.
In queste prove, la posizione dell'apparato, la quantità d'acqua contenuta
in esso, il metodo di osservazione dei termometri, la posizione dello
sperimentatore, in poche parole qualsiasi cosa, ad eccezione dello stato di
quiete dell'apparato, fu lo stesso per tutti gli esperimenti in cui fu
osservato l'effetto dell'attrito.
 
PRIMA SERIE DI ESPERIMENTI
Attrito dell'acqua.
 
Peso delle masse di piombo unitamente alla parte di corda in connessione
con essi utilizzati per incrementare la pressione, 203066 grains
[13’158,6768 g] e 203086 grains [13’159,9728 g]. La velocità di discesa dei
pesi, 2,42 pollici al secondo [0,06223 m/s]. Tempo impiegato per ogni
esperimento, 35 minuti. Termometro impiegato per determinare la temperatura
dell'acqua A.Termometro per registrare la temperatura dell'aria, B.
 
Tabulato dati
Dai diversi esperimenti riportati nella tabella soprindicata, nei quali
furono osservati gli effetti di irradiamento, si può prontamente concludere
che gli effetti della temperatura dell'aria circostante sull'apparato fu,
per ogni grado di differenza tra la temperatura media dell'aria e quella
dell'apparato, 0,04654 °F. Perciò, poiché l'eccesso della temperatura
dell'atmosfera rispetto a quella dell'apparato era di 0,32295 °F, in media
negli esperimenti di irradiazione, ma solo 0,305075 °F in media negli
esperimenti di attrito, segue che si dovrà aggiungere 0,000832 °F alla
differenza tra 0,57525 °F e 0,012975 °F, e il risultato, 0,563107 °F,
rappresenta l'effetto di riscaldamento dovuto all'attrito. Ma a questa
quantità va applicata una piccola correzione in quanto la media delle
temperature dell'apparato all'inizio e ella fine di ogni esperimento di
attrito è stata assunta come temperatura media vera, cosa che non era del
tutto esatta a causa dell'aumento un po' meno rapido della temperatura
verso la fine dell'esperimento, quando l'acqua era diventata più calda. La
temperatura media dell'apparato negli esperimenti di attrito avrebbe perciò
dovuto essere stimata  0,002184 °F più alta, il che diminuirà gli effetti di
riscaldamento dovuto all'atmosfera di 0,000102 °F. Questo, sommato a
0,563107 °F, dà 0,563209 °F come il vero innalzamento medio della
temperatura dovuto all'attrito dell'acqua. Per valutare la quantità assoluta
di calore sviluppato, fu necessario trovare la capacità termica del
recipiente di rame e della ruota a palette d'ottone. Quella del primo fu
facilmente dedotta dal calore specifico del rame secondo il Sig. Regnault.
Cosi: capacità di 25541grs. di rame * 0,09515 = capacità di 2430,2 grs.
d'acqua. Una serie di sette esperimenti molto accurati con la ruota a
palette d'ottone, mi ha dato 1’783 grs. d'acqua come sua capacità; dopo aver
apportato tutte le modifiche richieste per il calore causato dal contatto
dell'acqua con la superficie del metallo etc. Ma a causa della rilevanza di
queste correzioni, che ammontano ad 1/30 della capacità totale, ho preferito
avvalermi della legge del sig. Regnault, cioè, che la capacità delle leghe
metalliche è uguale alla somma delle capacità dei metalli che le compongono.
L'analisi di una parte della ruota dimostra che era realizzato con ottone
purissimo contenente 3933 grs. di zinco e 14968 grs. di rame. Perciò,
 
Cap. 14968 grs. del coperchio  *  0,09515= cap 1424,2 grs. d'acqua
Cap. 3933 dello zinco * 0,09555 = cap. 375,8 grs. d'acqua
Cap. totale della ruota d'ottone = cap. 1800 grs. d'acqua
 
La capacità del tappo d'ottone messo nel collo B (fig. 3) con lo scopo di
prevenire il più possibile il contatto dell'aria con l'acqua, corrispondeva
a 10,3 grs. La capacità totale dell'apparato è perciò la seguente:
 
Acqua                                       93229,7
                                                     Coperchio come se fosse acqua               2430,2
	  Ottone come fosse acqua                     1810,3
Totale                             97470,2
 
Così la quantità totale di calore sviluppato è di 0,563209 in 97470,2 grs.
d'acqua, oppure, in altre parole 1°F in 7,842299 libbre d'acqua.
 
Il calcolo della forza impiegata per generare questo calore, può essere
fatto come segue:
i pesi ammontavano a 406152 grs, dai quali doveva essere sottratto l'attrito
associato alle pulegge ed alla tensione della corda; questo fu trovato
collegando le due pulegge con dello spago passante attraverso una ruota di
uguale diametro a quella usata nell'esperimento. In queste condizioni, il
peso da aggiungere a uno dei pesi di piombo per mantenerli in moto uniforme
era di 2955 grs. Lo stesso risultato, in direzione opposta, è stato ottenuto
sommando 3055 grs. all'altro peso di piombo. Togliendo 168 grs., l'attrito
della ruota sul suo fermo, da 3005 grs., la media dei numeri sopra indicati,
abbiamo 2837 grs. come l'ammontare dell'attrito negli esperimenti, il quale,
sottratto dai pesi di piombo, lascia 403315 grs. come la pressione reale
applicata. La velocità con la quale i pesi cadono al suolo, cioè 2,42
pollici per secondo, è equivalente ad una altezza di 0,0076 pollici. Questo,
moltiplicato per 20, il numero di volte che i pesi furono avvolti in ciascun
esperimento, dà 0,152 pollici, che sottratto da 1260,248 danno 1260,096 come
l'altezza media corretta dalla quale caddero i pesi. Questa caduta,
accompagnata dalla pressione sopra indicata rappresenta una forza
equivalente a 6050,186 libbre per un piede; e  0,8462 per 20 uguale a
16,1128 libbre sommati a questo, per la forza sviluppata dall'elasticità
della corda dopo che i pesi hanno toccato il suolo, dà 6067,114 piedi-libbra
come la forza media corretta. Perciò 6067,114/7,842299=773,64 piedi-libbra,
sarà la forza, che, in base ai sopra ricordati esperimenti sull'attrito
dell'acqua, è equivalente ad  1°F in una libbra d'acqua.
La seguente tabella contiene una sintesi degli equivalenti derivati dagli
esperimenti sopra descritti. Nella quarta colonna ha fornito i risultati con
la correzione necessaria per ridurli alle condizioni di vuoto.
 
					No of                            Equivalent   Equivalent
				series__Material employed______in air______in vacuo         Mean____
 
				1                                	 acqua                                                        773,640            	          772,692            772,692
				2                               	 mercurio                                       773,762            	         772,814
				3                              	   mercurio                                   776,303             	       775,352              774.083
				4                               	  ghisa                                             776,997             	      776,045
				5                               	   ghisa                                         774,880             	     773,930               774,987
 
E' estremamente probabile che l'equivalente della ghisa fosse un po'
aumentato dalla abrasione delle particelle di metallo durante l'attrito,
cosa che non può accadere senza l'assorbimento di una certa quantità di
forza necessaria a superare le forza di coesione. Ma poiché la quantità
abrasa non era sufficiente per poter essere pesata dopo il completamento
dell'esperimento, l'errore associato a questa causa non può essere di
qualche importanza. Ritengo che 772,692, l'equivalente derivato dell'attrito
dell'acqua sia il più corretto, sia a causa del numero di esperimenti
effettuati, sia per la grande capacità termica dell'apparato. E poichè,
anche nell'attrito dei fluidi, è impossibile evidenziare completamente
la vibrazione e la produzione di un leggero suono, è probabile che il numero
sopra indicato sia leggermente in eccesso. Concludo perciò considerando come
dimostrato dagli esperimenti contenuti in questo articolo:
 
 
1)Che la quantità di calore prodotta dall’attrito di  corpi , siano essi 
solidi o liquidi, è sempre proporzionale  alla quantità di forza impegnata.
e,
2)che la quantità di calore capace di alimentare la temperatura di una
 libbra d’acqua (pesata nel vuoto e presa tra 55°  e  60° ) di un grado Fahrenheit , 
richiede per  il suo sviluppo la spesa di una forza meccanica rappresentata dalla 
caduta di 772 libbre per lo spazio di un piede.
 

 

 

Come descritto nella lettera Joule utilizza,  per trovare il fattore di conversione, il famoso mulinello a palette. Nell’esperimento che abbiamo effettuato, per mancanza di spazio, abbiamo usato una macchina che esegue un lavoro equivalente ma sostanzialmente diversa.