LA STORIA DEL PORTOGALLO

 

La storia antica del Portogallo, parte integrante della penisola iberica, presenta ovvi paralleli con quella della Spagna. In realtà le divisioni geografiche fra i due paesi sono arbitrarie e uno sviluppo veramente indipendente è avvenuto solo dopo la creazione del regno del Portogallo, ad opera di Alfonso Henriques nel XII secolo.

Il nome della popolazione più antica tramandataci è Lusitani: forse originari delle terre tra il Ninho e il Douro, subirono l'influenza culturale dei Celti, immigrati nella penisola durante l'età del ferro (VII sec. a. C.). Ampliate le proprie aree d'insediamento, i Lusitani entrarono in contatto con i Cartaginesi stanziati sulle coste, e furono a più riprese loro mercenari. Furono in conflitto con Roma e i suoi alleati iberici dal 193 a.C. sino ad essere sottomessi pochi anni dopo. Successivamente alla decadenza di Roma dovettero cedere nel 712 di fronte all'invasione arabo-barbara. Nel secolo XI il Portogallo islamico si frazionò temporaneamente in una serie di regni. Nel Nord rimasto cristiano la riconquista fu promossa dai re delle Austrie che ricorsero all'aiuto dei crociati provenienti dal Nord Europa.

Nel 1139 circa Alfonso Henriques assunse il titolo di re del Portogallo e, riconosciutosi tributario della Santa Sede, guadagnò le conferme del titolo anche dal Papa, circa quaranta anni dopo. Nel 1248, sotto Alfonso III, la nazione, con la completa conquista dell'Algarve, raggiunse gli attuali confini meridionali. Di seguito ad uno scontro con il regno castigliano, anche se in modo non definitivo, i confini ispano-portoghesi furono fissati dai trattati del 1411 e 1431. Grazie ai progressi delle tecniche marittime tra il 1419 e il 1452 furono realizzate la scoperta e la colonizzazione di Madeira, delle Canarie e delle Azzorre e la graduale esplorazione della costa sud occidentale africana, dopo il viaggio di Gil Eanes oltre il capo Bojador nel 1434. Vasco de Gama aprì la via delle Indie (1500 circa) e toccò le coste del Brasile, estendendo ufficialmente i possedimenti portoghesi a quelle terre. In soli quindici anni il Portogallo costruì un impero marittimo che aveva a Goa la sua capitale. Gli stati locali erano obbligati a vendere loro spezie ed altri prodotti. Conseguita la massima potenza alla metà del '900, successivamente il paese non riuscì a reggere alla concorrenza manifatturiera del Nord Europa. L'intento della corona di proseguire al contempo un'espansione territoriale del Nord Africa terminò poi in un disastro nazionale nel 1578.

A causa di incertezza sulla successione dinastica, nel 1580 il Portogallo diviene uno dei territori degli Asburgo. Sebbene le istituzioni e i privilegi lusitani venissero in teoria garantiti, le decisioni più importanti erano prese a Madrid. Nel 1640 il Portogallo riacquista la propria indipendenza proclamando re Giovanni IV di Braganza. Alla fine del '600 il Portogallo custodiva quei territori che ancora possedeva alla metà del XX secolo. Nel '700 il Portogallo si allea con la Gran Bretagna, tentando di ridare vigore al commercio e alle colonie con la creazione di compagnie monopolistiche.

Nel 1807 gli eserciti di Napoleone e della Spagna invasero il paese occupando la capitale, abbandonata dai sovrani che s'imbarcarono per il Brasile. Poco dopo il ritorno della famiglia reale a Lisbona, nel 1822 il figlio del sovrano rimasto nella colonia si proclamò imperatore del Brasile assumendo il nome di Pietro I. Nel 1826 Pietro I ascese anche al trono portoghese con il nome di Pietro IV. La carta costituzionale s'ispira alla costituzione francese del 1814 e incorpora elementi di bicameralismo britannico.

La vita politica, turbata da periodici colpi di stato e rivalse popolari, trovò equilibrio soltanto nel 1851, quando fu stabilito un sistema d'alternanza bipartitica nel potere del paese di formazioni moderate poco differenti l'una dalle altre. Intanto i principi repubblicani, fuori del sistema, si radicarono con estrema facilità nell'esercito e fra le classi popolari. Nel 1910 la monarchia venne rovesciata ad opera di una rivolta congiunta dell'esercito e della marina.

Nel 1911 vennero indette le elezioni che segnarono una netta preferenza per il Partito Democratico che dominò fino al 1926. Nel 1916 la costituzione repubblicana fu sospesa e diventò presidente il Generale Carpione, un monarchico cattolico. Nel 1928 Salazar, professore di economia all'università di Coimbra, si unì al Gabinetto come Ministro delle finanze.

Diventò primo ministro nel 1932 e non volle rinunciare a quel titolo fino al 1968. Il suo regime fu in linea con l'andamento politico degli anni '30 e, sebbene avesse poche pretese ideologiche dello stato fascista, ne aveva tutte le caratteristiche. Nonostante Salazar fosse rimasto formalmente neutrale durante la guerra civile spagnola, inviò unità dell'esercito (in forma non ufficiale) per combattere insieme con Franco. L'opposizione era controllata dalla PIRE (polizia segreta creata con l'ausilio della GL) che impiegava, sistematicamente, i metodi della tortura e della detenzione prolungata nei campi delle Azzorre e delle isole di Capo Verde. I profughi repubblicani erano deportati per essere giustiziati dai Nazionalisti. Terminato il governo nel 1968, il successore Marcelo Caetano, tentò di mantenere lo stesso regime proponendo una limitata democrazia. Ma il malcontento serpeggiava fra le forze armate che simpatizzavano coi movimenti liberali. Dalle loro file nacque il rivoluzionario Movimento Das Forcas Armadas (MFA) che divenne sempre più politicizzato. Il 25 aprile 1974 il piano elaborato dalla MFA fu messo in atto e il colpo di Stato fu realizzato, senza difficoltà né spargimento di sangue.

I due anni successivi videro un periodo di perpetua rivoluzione, politicizzazione di masse e anarchie di fatto, durante i quali si decise di riconoscere l'indipendenza di tutti i territori d'oltremare. Mentre i politici perdevano tempo, l'esercito parlava direttamente al popolo che chiedeva, oramai deciso, in chiaro orientamento di sinistra. Fu un periodo di incredibili contraddizioni, in cui il PCP (Partito Comunista Portoghese) con la speranza di imporsi come il "vero" partito rivoluzionario, si opponeva alla liberalizzazione e condannava gli scioperi definendoli antirivoluzionari; intanto i contadini ultraconservatori s'impadronirono della terra sottraendola ai padroni. Dalle ex-colonie portoghesi arrivavano nel paese oltre mezzo milione di profughi che inizialmente crearono grossi problemi. Nel 1975 il MFA viveva una crisi interna: il paese era diviso fra sud (che sosteneva le cause rivoluzionarie) e nord conservatore.

Le elezioni del '75 segnarono la schiacciante vittoria del Partito Socialista (PS); il 25 novembre del 1975 alcuni membri dell'esercito si opposero al nuovo spostamento a destra del governo: la rivoluzione ebbe fine. Le elezioni del 1983 confermarono il successo del PS. Nelle elezioni dell'85 si verificò un allarmante astensionismo; il voto di sinistra si divise in tre e il PSD divenne il partito principale. Il paese ha assistito ad una crescita economica pagata al duro prezzo di una massiccia privatizzazione e liberalizzazione dell'economia. Per molti portoghesi questo ha significato un aumento della ricchezza materiale ma, accanto a questa nuova prosperità, restavano (e restano) sacche di estrema povertà.

 

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