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I Disturbi

La Disgrafia
La disgrafia è un disturbo della scrittura che si caratterizza con la difficoltà di produrre i segni grafici alfabetici e numerici. Il disgrafico scrive lentamente e con grafia incerta e alterata nel rapporto spaziale tra il profilo topologico ed euclideo: ciò significa che vengono mantenute le caratteristiche topologiche della scrittura ma non i rapporti euclidei tra le parti delle lettere.

Le intuizioni topologiche si riferiscono alla corretta interpretazione del segno grafico: topologicamente infatti una "P" maiuscola è equivalente ad una "p" minuscola, in quanto entrambe figure in parte chiuse in parte aperte.
Le intuizioni euclidee invece si riferiscono alla corretta interpretazione delle dimensioni e delle proporzioni tra figure di dimensione diversa.

Nel disgrafico in genere si mantengono le caratteristiche topologiche della scrittura ma non i rapporti euclidei tra le parti delle lettere.

Questo può essere dovuto a vari fattori tra i quali: insufficiente coordinazione motoria, disturbi della vista, difficoltà di percezione dello spazio euclideo, - difficoltà di percezione della destra e della sinistra, disturbi dell'emotività/insicurezza personale

Una tra le maggiori cause di disgrafia oggi si ritiene essere l'abitudine a insegnare ai bambini piccoli a scrivere in corsivo. Ciò è un processo che richiede grandi abilità di motricità fine che spesso un bambino di 6 anni non possiede.

La disortografia è invece un'alterazione del contenuto della parola: il soggetto tende a confondere le lettere o per somiglianza fonetica come ad esempio la d per la t oppure per somiglianza morfologica ad esempio la p per la q e così via.
Inoltre vi possono essere delle omissioni ad esempio piagere per piangere oppure ancora delle sostituzioni.
Una delle cause della disortografia è il disturbo della lateralità.
Nell'evoluzione dello schema corporeo è anche connessa l'organizzazione spazio-temporale.
Quest'ultima dipende dalla conoscenza del proprio corpo, dalla capacità di rappresentazione mentale, dall'organizzazione della senso-motricità, dalla evoluzione psicomotoria ed affettiva del soggetto. Il movimento è sempre in uno spazio e in un tempo, ed è in relazione con le leggi fisiche del nostro pianeta, in special modo con la forza di gravità.

Riguardo poi alla funzione simbolica, per arrivare a rappresentare situazioni spaziali, il soggetto deve aver conclusocorrettamente il processo di lateralizzazione ed essere capace di proiettare destra e sinistra sull'altro e nello spazio in genere. Lo spazio esterno dal punto di vista dello schema corporeo e del vissuto sarà visto come distanza e direzione tra sé e gli oggetti del mondo. Infatti già da bambini si inizia a strutturare un primissimo abbozzo di schema corporeo (nei primi mesi di vita) quando cisi apre al mondo esterno uscendo dalla relazione esclusiva con la madre. Sempre in questo periodo si inizia a sperimenterà che tra desideri e soddisfazione intercorre un tempo (intervalli, ritmi di tempo) che viene percepito come successione di esperienze