L'età dei diritti La nostra epoca è l'epoca dei diritti. Il diritto al benessere e alla felicità (soprattutto individuale) ha caratterizzato l'evoluzione storica delle civiltà occidentali, favorito dallo sviluppo economico e dalla democratizzazione della società che mai come oggi offre livelli di parità nelle opportunità di successo e realizzazione fra uomini e donne, fra poveri e ricchi, colti e incolti, almeno all'interno delle comunità nazionali dei paesi industrialmente avanzati. Le legislazioni in vigore sono sempre più orientate a riconoscere i diritti nella sfera del privato, l'autonomia nelle decisioni individuali; i bisogni soggettivi hanno legittimità giuridica e sono prevalenti su quelli collettivi. Ad esempio, da un lato alcune forme di fecondazione artificiale che rispondono al bisogno di "avere un figlio ad ogni costo", dall'altro l'interruzione volontaria della gravidanza (come viene per legge chiamato l'aborto) sono segnali di come la natura sia assoggettata ai "bisogni" mediante la tecnica. Il valore della vita e dei figli non viene visto come assoluto e primario ma condizionato e relativo alle circostanze (economiche, sociali, professionali) e subordinato ai bisogni (affettivi e istintivi). L'impegno sociale e la solidarietà trovano spazio quasi esclusivamente nelle forme del volontariato, sempre meno nella garanzia giuridica e nell'orizzonte dei doveri privati e pubblici. La stessa identità delle persone è legata sempre più alla produttività, alla professione, al ruolo sociale e sempre meno alla famiglia, ai legami personali, alla natura fisica e biologica della persona che appare manipolabile, trasformabile e orientabile a seconda della volontà e delle circostanze. |