BREVE EXCURSUS STORICO
L'inventore della parola "bioetica"
Il termine è stato utilizzato per la prima volta dall'oncologo americano Van Potter nel 1971. Questo studioso partiva dall'analisi dei problemi ambientali: di fronte allo sfruttamento massiccio e incontrollato del pianeta si poneva la necessità di un radicale mutamento culturale, di una disciplina che facesse da "ponte" tra i fatti scientifici e i valori etici dell'uomo. Van Potter denunciava come innaturale e pericolosa la scissione fra ambito scientifico e umanistico del sapere e auspicava una mediazione fra le due culture. |
Preistoria della bioetica
Se il nome bioetica è recentissimo, in realtà l'interesse dell'uomo per la vita e in particolare quella umana , affonda le sue radici nel tempo. Al greco Ippocrate (460-370 a.C.) ,considerato l'iniziatore della scienza medica, è attribuito il famoso Giuramento , una delle prime tematizzazioni consapevoli e organiche sul comportamento del buon medico. Il Cristianesimo all'interno delle culture pagane, introduce alcuni elementi assolutamente originali:
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Il secolo attuale.
Dopo la seconda guerra mondiale si presentano fenomeni sociali e culturali di enorme portata sintetizzabili in quattro punti:
A questo proposito si vedano di seguito alcune date significative:
Tutte queste innovazioni creavano entusiasmo ma anche domande preoccupanti : l'uomo si trovava, per la prima volta nella sua storia, nella situazione di poter controllare molti aspetti della propria esistenza ,o più in generale ,del fenomeno vita, ma era in grado di amministrare queste potenzialità? Ecco allora che si affacciavano due istanze urgenti e imprescindibili: umanizzare la medicina e segnare i limiti alla ricerca e agli interventi biomedici. |
Cosa studia oggi la bioetica
L'ambito di studio è variamente circoscritto .Alcuni preferiscono restringerlo agli interventi sulla vita umana e danno alla bioetica un'intonazione più medica. In questa prospettiva verrebbe compreso l'insieme delle questioni etiche, giuridiche, filosofiche e teologiche che si pongono nella società per effetto dello sviluppo delle scienze biomediche riguardanti la nascita, la vita, la morte. Una seconda impostazione vorrebbe l'ambito della bioetica allargato al fenomeno vita in tutta la sua vastità, tenendo conto delle strette relazioni degli esseri viventi tra loro e con l'ambiente. Il suggerimento di questi autori ha un profondo valore ideale e non dovrebbe essere trascurato. |
Che tipo di sapere è ?
La bioetica è un sapere pratico, rigurda cioè l'agire. Ha bisogno di una fondazione teorica per non ridursi a meccanica applicazione di norme, anche se è sempre problematico il passaggio dai principi generali alle situazioni particolari e necessita un'opera di attenta mediazione. Proprio per questo ha bisogno di presupporre molti saperi diversi per acquisire in modo corretto più dati possibili sui quali successivamente operare una interpretazione. E l'interpretazione risente inevitabilmente del modello culturale che la produce, in particolare nella nostra realtà contemporanea altamente pluralistica.Si pùo dire allora che la bioetica si fa eco del travaglio culturale nel quale viviamo. |
Destinatari e referenti
Proprio perchè la bioetica si interessa di tutti gli interventi sulla vita umana, i destinatari e i referenti non sono soltanto i medici ma tutti. La promozione della salute e della vita umana, la cura dell'ambiente è un impegno, una responsabilità per tutti. Tutti siamo viventi, tutti abbiamo a che fare con la vita: le forze politiche, gli scienziati, i cittadini. E i destinatari dell'oggi devono tener conto anche dei referenti futuri. Il tema della responsabilità verso le generazioni future è importantissimo in campo bioetico perchè le nostre decisioni oggi determineranno volenti o nolenti il quadro della vita che le generazioni future si troveranno ad affrontare. |