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LA
RADIOATTIVITÀ
“UNA FACCIA DELLA NATURA”
DI FULVIA UGOLINI (corso di fisica informatica)
L’idea
della stesura di questa relazione sull’origine della radioattività e sui suoi
utilizzi è partita in seguito alla visita di una mostra, sull’argomento, tenuta
al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, grazie all’Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare (INFN) e con la collaborazione del Dipartimento di Fisica
di Firenze e dell’Università di Firenze, nei giorni 14 Aprile-8 Maggio ’02.
Ogni fenomeno naturale
si riconduce alla proprietà dei nuclei atomici, creati nel corso dell’evoluzione
dell’universo in processi che continuano tutt’ora; per proseguire con la spiegazione
dobbiamo, però, brevemente affrontare la costituzione dell’atomo.
Alcuni elementi possiedono
nuclei instabili ed hanno quindi la possibilità di trasformarsi in modo spontaneo
in altri nuclei, emettendo radiazioni energetiche: questi decadimenti spontanei
costituiscono la radioattività.
Fu nel 1902 che E. Rutherford
e F. Soddy avanzarono una teoria sulla disintegrazione radioattiva secondo
la quale gli atomi degli elementi radioattivi subiscono una spontanea trasformazione
in atomi di altri elementi attraverso un processo accompagnato dall’emissione
di radiazioni.
Tale teoria era rivoluzionaria
per quei tempi, poiché gli scienziati, fino ad allora, avevano considerato
gli atomi come entità non trasformabili e non si era ancora a conoscenza di
una descrizione dell’atomo in termini di nucleo e elettroni.
Gli elementi molto pesanti
(cioè ad alto numero atomico) sono tutti radioattivi e i loro atomi sono instabili.
I vari tipi di radiazioni emesse dai nuclei furono oggetto di studi da parte
di H. Becquerel, che indirizzò la sua attenzione verso le proprietà delle
radiazioni da lui scoperte fino al 1899; osservò che queste erano deflesse
da un campo magnetico, parte nella stessa direzione dei raggi catodici, parte
nella direzione opposta, inoltre i due tipi di raggi avevano una diversa capacità
di penetrazione dei corpi solidi:
furono chiamati raggi alfa
e raggi beta.
Nel 1900, P. Villard scoprì
che i minerali radioattivi emettevano un terzo tipo di radiazioni, non deflesso
da un campo magnetico e ad alto potere penetrante, a cui fu dato il nome di
raggi gamma.
DACADIMENTO ALFA: il nucleo
emette un nucleo di elio, raggio alfa, composto da due protoni e due neutroni
|
DECADIMENTO GAMMA: il nucleo passa ad una configurazione di energia inferiore emettendo un fotone, raggio gamma. La carica ed il numero di massa restano invariati.
L’attività
di una sostanza radioattiva è data dal numero dei decadimenti al secondo e
si misura in Becquerel (Bq). Un Becquerel è un’ unità estremamente piccola.
raggi alfa possono
essere fermati senza troppa difficoltà da un foglio di carta, quindi molto
pericolose se inalate o ingerite
raggi beta possono essere fermati da un foglio di
alluminio, sono quindi più penetranti dei raggi alfa
raggi gamma sono difficilmente
ostacolati addirittura da un muro di cemento, possono percorrere fino a centinaia
di metri in aria.
|
Sull’asse
delle ascisse abbiamo in cm la profondità della pelle e ad un livello tra
i 9 e i 18 cm si trova un tumore, sull’asse delle ordinate abbiamo l’efficacia
di ogni radiazione in una scala di valori che indicativamente va da 0 a 10.
Come possiamo notare i fotoni possiedono una grande efficacia che però si
concentra sui primi centimetri di tessuto, i protoni
hanno un basso livello di azione ma che comunque copre un percorso
maggiore dei fotoni, ed infine i nuclei di carbonio
possiede una grande efficacia precisamente direzionata sulla zona da
curare.
Poiché la radioattività
è ormai parte della nostra quotidianità viste le sue molteplici applicazioni
non ci rendiamo conto che questa ci circonda. Riprendendo da ciò che la mostra
ci offriva possiamo fare un lungo elenco:
FISSIONE NUCLEARE
Si ha così la fissione
nucleare.
L’uranio 235 bombardato
si scinde in cripto e bario con emissione di 3 neutroni oppure in xeno e stronzio
con la stessa emissione di 3 neutroni.
I neutroni emessi producono
la fissione di altri atomi e quindi la reazione a catena; perché questo
avvenga occorre che i neutroni non fuggano e che vengano rallentati con elementi
come H2O o grafite.
Questo processo è molto
importante per la produzione di energia nucleare.
Tutto questo avviene in
centrali nucleari, delle quali si distinguono due tipi:
q
Bowling water reactor
BWR
q
Pressurized water
reactor PWR
Il nocciolo dove avviene la reazione nucleare è costituito da un reattore isolato accuratamente in cui ci sono il materiale fissile e le barre di controllo che, assorbendo neutroni, sono in grado di regolare la reazione. Il vapore prodotto passa in uno scambiatore di calore in cui il calore stesso è ceduto all’acqua, che portata ad alta temperatura, è convogliata verso una turbina; questa muove un alternatore per la produzione di energia elettrica. Perché si possa produrre energia occorre che la reazione raggiunga la condizione critica che si ottiene nel momento in cui uno dei tre neutroni emessi dall’atomo, viene rallentato e gli altri vengono dispersi. Se i neutroni rallentati sono troppo pochi si può avere un arresto della reazione, se sono troppi si va verso l’esplosione atomica, come quella che avviene nelle bombe atomiche.
PAESI |
REATTORI IN FUNZIONE |
REATTORI IN COSTRUZIONE |
Europa |
161 |
78 |
U.S.A. Canada |
117 |
33 |
U.R.S.S. |
46 |
27 |
Giappone |
33 |
16 |
Asia |
19 |
11 |
America Latina |
3 |
7 |
Africa |
2 |
- |
Oceania |
- |
- |
Totale |
381 |
172 |
La fusione richiede una grande energia di attivazione; gli sforzi dei ricercatori di tutto il mondo sono rivolti alla messa a punto di un processo controllato di fusione che non richieda anche nella pratica l’impiego di più energia di quanta se ne possa ottenere.
Nel sole la fusione avviene a temperature di centinaia di milioni di gradi, alle quali la materia si trova allo stato di plasma in cui negli atomi gli elettroni si dividono dai nuclei.
Il principale problema tecnico è quello del sconfinamento del plasma che non può venire a contatto con contenitori di alcun genere data la sua elevata temperatura; ne provocherebbe la vaporizzazione.
I grossi ostacoli che si presentano nella fusione a caldo possono essere aggirati nel caso che si possa produrre una fusione a freddo nella quale i nuclei del deuterio e del tritio possano fondere a temperature vicine a quelle ambientali. La reazione a freddo può essere innescata dai muoni, particelle elementari a vita breve, con massa molto piccola che però è 207 volte superiore a quella dell’elettrone.
I muoni sono presenti nell’alta atmosfera e sono riproducibili bombardando, ad esempio, il carbonio con fasci di ioni.
L’obiettivo di ADAMO è quello di effettuare misure precise della loro distribuzione energetica ed angolare.
L’apparato è uno spettrometro costituito da un magnete permanente cavo che produce un intenso campo magnetico (circa 0,6 Tesla) all’interno del quale sono posti tre rivelatori a microstrisce al silicio in grado di registrare il passaggio del muone con una risoluzione spaziale di 5micron. Una coppia di scintillatori segnala il passaggio del muone e attiva la sequenza di lettura dei segnali elettrici prodotti dal sistema tracciante, che sono amplificati, digitalizzati e trasmessi ad un computer, per l’elaborazione dei dati.
Alcune misure sono già state fatte a Firenze e il programma futuro prevede la ripetizione di queste misure a quote altimetriche più elevate, in modo da evidenziare le dipendenze dei flussi di muoni dalla profondità in atmosfera.
Grazie Fulvia per l'impegno che hai dimostrato.